Alan Turing, il pioniere dell’Intelligenza Artificiale

Alan Turing è un grande matematico, considerato uno dei padri dell’Informatica e dell’Intelligenza Artificiale.

Considerato uno dei più grandi matematici del Ventesimo secolo, Alan Turing svolge un ruolo di primo piano anche nella storia dell’Informatica e dell’Intelligenza Artificiale, .

È lui l’ideatore dell’Automatic Computing Engine (ACE), il progetto che nel 1946 ha l’obiettivo di creare il primo calcolatore elettronico digitale non concepito per scopi bellici: nella sua visione, i programmi sono caricabili esternamente e non solo già installati nella macchina.

Per la prima volta, emergono i concetti di software e hardware.

Nello stesso periodo inizia a programmare i primi computer. E va ben oltre: concepisce un prototipo di gioco virtuale degli scacchi e mette a punto un programma di intelligenza artificiale che istruisce il calcolatore su come affrontare un avversario umano.

La macchina di Turing

Queste grandi intuizioni risultano ancora premature, a causa della potenza non ancora sufficiente dei computer dell’epoca.

L’ambizione di Turing è quella di creare una macchina intelligente, dotandola di un sistema logico in grado di evolvere autonomamente, a partire da una struttura disorganizzata. Seguendo questa linea di ricerca, arriva a concepire la famosa “macchina” e il test che portano il suo nome.

La macchina di Turing è un dispositivo puramente teorico, formato da un nastro riscrivibile, di lunghezza infinita, su cui ci si può muovere avanti e indietro per scrivere, leggere e cancellare simboli.

Seguendo una procedura guidata, ogni affermazione matematica elaborata sulla macchina può essere dimostrata come vera o falsa.

Di fatto, inizia a delinearsi il concetto di algoritmo: non a caso questo modello di calcolo e computazione costituisce ancora oggi la base matematica dei calcolatori digitali.

Il test di Turing

Il test di Turing è ideato per valutare il progresso delle intelligenze artificiali e la loro capacità di imitare i risultati del pensiero umano: stabilisce se una macchina possa essere considerata pensante oppure no.

Quando, tramite un testo scritto, una persona dialoga con un’altra entità senza riuscire a distinguere se si tratta di un essere umano o di una macchina, allora il test è da considerarsi superato.

Ma la figura di Alan Turing va ben oltre le capacità e le performance del grande scienziato. La sua breve vita è avvincente – e tragica – come un romanzo. E diventa nota al grande pubblico grazie alla ricostruzione che ne ha fatto il film “The Imitation Game” del 2014.

Il decifratore di Enigma

Dopo la laurea in matematica, Alan Turing lavora nelle università di Cambridge, Princeton e Oxford dedicandosi soprattutto alla crittografia, la disciplina che crea e decifra i sistemi segreti di scrittura in cifre o in codice.

Questa sua particolare attitudine si rivela decisiva durante la Seconda guerra mondiale: Turing entra a far parte dei servizi di spionaggio inglesi, lavorando con un gruppo di colleghi per decrittare i messaggi militari nazisti codificati attraverso la leggendaria macchina Enigma, capace di nascondere il contenuto dei messaggi con la bellezza di 159 miliardi di miliardi di combinazioni possibili, mescolando tra di loro le lettere dell’alfabeto.

Nonostante le immense difficoltà, riesce a mettere a punto un metodo per forzare le chiavi di codifica, decifrando così il contenuto dei messaggi nazisti.

Solo decenni più tardi, quando viene meno il segreto militare, diventano di pubblico dominio i successi ottenuti dalla sua squadra, che hanno sicuramente influito nell’accorciare la durata delle operazioni belliche, facendo risparmiare moltissime vite umane.

Il destino tragico di Alan Turing

Nonostante questo, il suo Paese non tratta Turing come un eroe. Tutt’altro. Al grande matematico, in realtà molto lontano dallo stereotipo del genio trasandato (è un maratoneta in grado di percorrere la distanza con tempi di assoluto valore olimpico), non viene perdonato il fatto di essere gay.

La situazione precipita nel 1952, quando Turing insegna all’università di Manchester e viene arrestato perché ha una relazione con il suo studente Arnold Murray: lo prevede la legge britannica, dove vige ancora il famigerato emendamento di Labouchere, una legge del 1885 che destina al carcere gli omosessuali.

Nel corso del processo a cui è sottoposto, Turing non nega la sua relazione e afferma di non provare pentimento per i suoi comportamenti, che ritiene del tutto legittimi e naturali.

La condanna arriva inevitabile e porta con sé un’alternativa atroce: la scelta tra il carcere e la castrazione chimica. Turing opta per la seconda possibilità, ma non regge gli effetti devastanti sul corpo e sulla psiche della somministrazione forzata di estrogeni.

Due anni dopo la sentenza, quando ha solo quarantun anni, viene ritrovato morto nel suo letto. Vicino a lui, una mela morsicata.

Secondo la ricostruzione ufficiale, sarebbe stato proprio questo frutto, contaminato dal cianuro, la causa del decesso. Il suicidio per avvelenamento rimane la tesi più accreditata sulla fine del grande matematico, anche se periodicamente e da più parti si sono avanzati molti dubbi su questa ricostruzione.

La riabilitazione di Turing

Per la sua riabilitazione postuma, occorrerà aspettare decenni. Nel 2009 il primo ministro britannico Gordon Brown si scusa ufficialmente per il trattamento riservato ad Alan Turing.

Ma è solo quattro anni più tardi, su forti pressioni del mondo scientifico internazionale, che avviene la riabilitazione definitiva del grande matematico: dopo nuove scuse del premier David Cameron, è la regina Elisabetta II a riconoscere il valore delle sue ricerche e a concedere la grazia postuma.

Nel 2015 a Londra cinque prestigiose università fondano l’Alan Turing Institute for Data Science, l’istituto nazionale per la scienza dei dati e l’intelligenza artificiale che ha sede nella British Library ed è finanziato dal governo britannico.

Nel 2023 l’Istituto lancia una rete aperta riservata a tutte le università del Regno Unito interessate alla scienza dei dati e all’intelligenza artificiale.

*Il testo di questo articolo, con alcune modifiche, è tratto dal mio libro La nascita di Internet, edito da RCS-La Gazzetta dello Sport.

Photo credits: Yiming Ma/Unsplash

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