Perché bisogna scrivere un discorso
Ci possono essere molte occasioni per pronunciare un discorso: una presentazione di business, una tesi di laurea, una campagna politica…
Sono situazioni molto diverse, che necessitano di trattamenti diversi. Ma hanno una cosa in comune: il discorso deve essere naturale, e non va letto da un foglio.
Di più. Un discorso non lo devi leggere dall’inizio alla fine: questo ti porterebbe a chiuderti in te stesso e a staccare il contatto dal tuo pubblico.
E allora perché è così importante scrivere un discorso?
Perché scrivere aiuta a ragionare e a fissare i concetti.
Il nocciolo della questione sta proprio qui: sapere come scrivere un discorso non è tanto una questione di tecnica, ma di intensità e chiarezza di pensiero. Non si tratta di compiere un’azione meccanica, ma di dar vita a un’espressione profondamente personale.
In questo post ti spiego come procedere.
La strategia: la base per scrivere un discorso efficace
Per fare un buon lavoro devi anzitutto raccogliere ed elaborare tutte le informazioni necessarie.
Ricorda che per iniziare con il piede giusto la cosa più delicata e difficile è delimitare esattamente il campo d’azione.
E’ una mappa che puoi ricavare solo se riesci a ricostruire con precisione quali sono in questo momento le maggiori aspettative del tuo pubblico e i problemi più pressanti che vorrebbe risolvere.
Queste coordinate le devi incrociare con quelli che sono i tuoi obiettivi.
Scrivere un discorso implica l’uso strategico di argomenti precisi, che consentono di trovare la chiave giusta per convincere il destinatario. E significa avere gli strumenti per capire quali sono le tappe fondamentali che si affrontano nella scrittura di un testo.
Ci dev’essere una strategia: se mi trovo davanti a un pubblico, so in che punto di partenza sono, voglio comunicare qualcosa, definisco i passaggi per arrivare a spiegarmi in maniera efficace e possibilmente convincere il mio pubblico.
Come insegna Quintiliano, uno dei più celebri oratori della storia:
C’è chi sostiene che in materia di retorica non sia necessaria la conoscenza, si gloria di parlare istintivamente e di valersi dei propri mezzi: costoro non guardano alla struttura, buttano lì idee isolate, a seconda di come son venute loro a mano per caso. Sicché poi il discorso, slegato e coacervo di elementi diversi, non può risultare coerente.
Rincara la dose un altro “peso massimo” del calibro di Aristotele:
L’informazione è alla base della capacità retorica, e della possibilità di costruire argomentazioni, perché queste si basano sulle informazioni a nostra disposizione. Non è un buon oratore chi non è capace di raccogliere informazioni su ciò di cui deve parlare.
L’informazione deve essere completa, congruente e ben selezionata. Bisogna aver chiaro fin dall’inizio cosa si deve conoscere per poter parlare con proprietà di un certo argomento.
La progettazione: come si fa la scaletta del discorso
Una volta definita la strategia, devo progettare il mio discorso. Devo quindi trovare le argomentazioni più forti per quello che voglio dire, concatenarle in una maniera logica e poi… le devo scrivere.
L’obiettivo della progettazione è uno solo: determinare con precisione il significato del contenuto che vuoi comunicare e trasmetterlo al tuo pubblico nel modo più efficace e memorabile.
Nancy Duarte, una delle più brillanti esperte di public speaking oggi esistenti, dà questo consiglio:
Utilizza la struttura a tre parti di una storia: hai un desiderio, incontri un ostacolo, c’è una trasformazione.
All’inizio di ogni presentazione, devi definire cosa sta succedendo. E poi devi confrontarlo con quello che potrebbe essere. Hai bisogno di rendere questo gap il più grande possibile, perché esiste lo status quo, e devi metterlo in contrasto con la grandezza della tua idea.
Dopo che ti sei spostato avanti e indietro tra ciò che è e ciò che potrebbe essere, l’ultima svolta è un invito all’azione, che ogni presentazione dovrebbe avere, ma alla fine. Devi descrivere un mondo in cui, grazie alla tua idea, arriva una nuova felicità.
Facciamo un salto all’indietro di oltre duemila anni, e sentiamo ancora cosa ci dice il nostro amico Quintiliano:
Ogni discorso in cui si esprime un’intenzione necessariamente ha un contenuto e delle parole. Non conta soltanto che cosa diciamo e come lo diciamo, ma anche in che punto; quindi è necessaria pure la disposizione (progettazione) del discorso.
Secondo Quintiliano poi, ci sono tre generi di ascoltatori: uno che trae diletto dal discorso, un secondo che riceve consigli, un terzo che giudica in merito alle cause.
Simmetricamente, sono tre gli esiti che l’oratore dovrebbe garantire: informare, coinvolgere e divertire.
Ok, mi dirai, ho capito l’importanza della progettazione. Ma, concretamente, come procedo?
Devi darti una risposta a queste domande:
- Qual è l’obiettivo di questo discorso?
- In che modo supporta gli obiettivi della mia strategia?
- Quali parole chiave devono essere presenti nel testo?
- Perché il mio pubblico dovrebbe ascoltarlo?
- Cosa suppongo che faranno i miei ascoltatori?
Se ci fai caso, sono tutte domande che mantengono il focus sui due elementi più importanti: lo scopo del messaggio e il pubblico a cui è rivolto.
Il primo passo è identificare il problema: qual è l’idea o il significato che stai cercando di trasmettere? E’ qui il difficile: dopo aver esaminato e classificato attentamente tutto il materiale che hai raccolto, devi distillare e perfezionare un’idea complessa in un’essenza semplice, ma carica di significato.
L’obiettivo è quello di comunicare nel modo più interessante possibile per attirare l’attenzione, informare, risolvere un problema, spingere all’azione.
Tieni presente che la progettazione vera e propria si compone di 4 fasi:
- Definire con chiarezza la sfida
- Creare molteplici soluzioni possibili
- Scegliere la soluzione migliore
- Passare all’esecuzione
Scrivere un discorso: le regole di base
Credo che adesso ti sia molto più chiaro perché, per tutto quello che comporta l’obiettivo, il pubblico a cui ci si rivolge, che cosa si vuole comunicare, ci vuole una base scritta che faccia da struttura e punto di riferimento.
Ci sono sempre due momenti fondamentali: la presentazione della tesi e la sua dimostrazione attraverso argomentazioni.
Puoi far sempre riferimento a questo schema generale, adattandolo al tuo caso specifico:
Esordio: l’inizio deve indicare chiaramente quale sarà l’argomento trattato.
Narrazione: la parte centrale non deve essere particolarmente lunga né troppo breve, ma deve esporre l’argomento in modo equilibrato.
Dimostrazione: deve elencare le varie argomentazioni, proponendo le prove a sostegno della propria tesi e cercando di confutare quelle contrarie.
Epilogo: la parte finale deve disporre il pubblico favorevolmente nei confronti dell’autore, aumentare l’efficacia delle tesi, suscitare reazioni emotive e ricapitolare quando si è detto.
Vale sempre la vecchia regola: rivolgersi a un pubblico preciso, parlando di qualcosa che lo riguarda da vicino, è il modo migliore per guadagnarne l’attenzione.
Tieni poi sempre presente queste 5 regole:
- Avere un certo ritmo
- Esporre con ordine le premesse del discorso, perché il resto diventi comprensibile
- Trarre le conclusioni in maniera chiara
- Quando si racconta una storia dividerla in parti perché non ne risulti una narrazione unica, che si seguirebbe con difficoltà
- Limitarsi a richiamare cose o vicende note, senza rispiegarle: il pubblico già le conosce, si annoierebbe
La prima raccomandazione è la più importante: imprimere un bel ritmo al discorso, cambiarlo al momento giusto mantenendo la scorrevolezza delle frasi è il segreto per catturare l’attenzione e mantenerla. Le altre sono cose che si danno quasi per scontate, ma che attivate assieme possono fare la differenza.
Finezze e accorgimenti
Abbiamo visto che bisogna affrontare con precisione tutti i passaggi chiave che ci sono all’interno di un discorso: introduzione, premessa, parte centrale, esempi che si portano per suffragare la nostra tesi e poi la conclusione.
Il tono di voce dipende strettamente dal tipo di relazione che vuoi instaurare con il tuo pubblico. Deve essere amichevole senza risultare esagerato: devi trasmettergli la sensazione di conoscerlo, di sapere quali sono le sue aspettative e i suoi problemi.
Niente di peggio di un tono asettico e impersonale o, al polo opposto, di uno forzatamente “simpatico” e sbracato: tutto deve riuscire naturale e sempre chiaro.
Un discorso è coinvolgente quando possiede uno stile riconoscibile, una nota personale, ed è adatto al tipo di effetto emotivo che vuoi creare.
Mentre stai scrivendo, pensa a come parleresti a amico: è proprio questo il modo giusto per arrivare al cuore del tuo pubblico.
E poi non stancarti mai di chiederti: quanto è davvero utile il mio discorso per il mio pubblico? Puoi saperlo subito se, a un esame obiettivo, quello che hai scritto è composto da:
- Considerazioni che arrivano da una tua esperienza diretta e credibile.
- Indicazioni chiare e concrete, utilizzabili subito.
- Informazioni che rispondono a un’esigenza e offrono una soluzione a un problema preciso.
- Concetti che trasmettono un know-how e spiegano come fare a risolvere (o iniziare a risolvere) quello specifico problema.
Infine, ecco un’ottima check list da tenere sott’occhio prima di chiudere il lavoro:
–La chiarezza: usa i termini in senso proprio
-Adotta un tono adeguato, né troppo alto né troppo basso
-Orna lo stile con termini che attirano l’attenzione, ma fallo in maniera non artificiosa: tutto deve riuscire naturale e sempre chiaro
-Adegua lo stile all’argomento che stai trattando
-Adotta uno stile in cui ti senti a tuo agio e credibile
La revisione finale
Quando hai terminato la bozza del tuo discorso, adotta nel rileggerlo questi accorgimenti:
.Leggi il tuo testo come se lo avesse scritto qualcun altro.
.Taglia senza indulgenza le parti superflue, le parole poco chiare, i concetti complicati, le ripetizioni.
.Controlla la concatenazione logica degli argomenti.
.Controlla bene di aver mantenuto sempre il focus del discorso.
.Lavora sul ritmo, cerca di migliorarlo. Cura anche le pause: i periodi non devono essere tutti uguali.
E per ultimo, il consiglio più importante di tutti:
Ricorda, non sei tu il protagonista del tuo discorso: il vero protagonista è il tuo pubblico.
Grazie molto interessante devo scrivere in sintesi per un corso di giardinaggio ma non saoevo come impostarlo
The Real Person!
The Real Person!
Grazie a te, felice di essere stato utile!
Articolo perfetto come prima guida. Dove potrei leggerne di più per approfondire sull’argomento?
The Real Person!
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Un buon testo è “HBR’s 10 Must Reads on Public Speaking and Presenting” edito da Harvard Business Review Press.