In questo periodo rifletto molto su cosa rende avvincente una storia di business. A partire da quanto ho sperimentato direttamente, scrivendo un libro dedicato ai primi trent’anni di un grande gruppo industriale.
Quella che stai per leggere non è una trattazione teorica sul corporate storytelling e non ha la pretesa di esserlo. Non è neppure un’analisi scientifica, come puoi trovare nel bel post di Simone Serni che spiega cosa accade al nostro cervello quando qualcuno ci racconta una storia.
Qui di seguito troverai alcuni insegnamenti che ho tratto e che voglio condividere con te. Eccoli.
#Primo elemento: tutta questione di carattere.
Il libro nasce come un omaggio al fondatore. E il protagonista emerge subito per quanto ha di notevole e fuori dal comune, per la sua cifra umana, per il suo particolare talento, per la caratteristica che lo rende unico. A pensarci bene, è una regola che vale sempre, non solo nei racconti ma anche per le aziende e i prodotti.
#Secondo elemento: l’attacco narrativo.
Tutto inizia con una sfida. Anzi, un trauma. In questo caso, il protagonista, dopo aver fatto grande l’azienda per cui lavora, sente che l’aria è cambiata e che ha bisogno di trovare nuovi stimoli. Non sceglie soluzioni di comodo e se ne va. Riparte da zero.
Ma non è solo. Lo seguono nella nuova avventura i suoi compagni fidati, quelli più bravi e competenti, che assieme a lui sono stati gli artefici del successo precedente. Tra loro si conoscono a memoria, si capiscono con uno sguardo o un semplice cenno d’intesa, sanno sempre cosa devono fare.
Siamo nel terreno del business, ma potremmo essere tranquillamente dentro a un western: sembra l’inizio di un racconto di Tex o di un film di Sergio Leone. Il bello è che qui è tutto vero.
#Terzo elemento: difficoltà e colpi di scena.
Il nostro eroe individua un’altra azienda con cui ripartire, la rileva e si rimbocca le maniche. Gli inizi sono durissimi, tutti fanno tutto, ogni sera si guardano i risultati di vendita. Ma nessuno vuole mollare.
Improvvisamente, arriva la svolta: un prodotto lanciato da poco, che stenta a decollare, viene proposto in una nuova formula. Le richieste si impennano in maniera impressionante, bisogna far fronte a una crescita impetuosa. Da questo trampolino di lancio si parte per inanellare una serie di nuovi successi.
#Quarto elemento: il filo conduttore che regge la storia.
Fin dall’inizio il nostro protagonista ha tutto ben chiaro in mente, sa dove vuole arrivare, definisce subito le linee guida della strategia aziendale. Che, trent’anni dopo, sono immutate e continuano a mantenere la loro validità.
#Quinto elemento: il percorso da seguire.
Trent’anni passano in un lampo, punteggiati e scanditi da intuizioni, successi (tanti) e ostacoli da superare (nemmeno pochi). Si sa già come va a finire, ma questo aumenta spasmodicamente la suspense su quello che potrà avvenire nei prossimi dieci, venti o trent’anni.
#CORPORATE STORYTELLING: UNA CONSIDERAZIONE FINALE
La storia ha un grande protagonista, ma in realtà si tratta di un racconto collettivo.
Il fondatore (tuttora al timone della sua azienda) è sicuramente è un drago del marketing, ma non ha fatto tutto da solo.
Nella sua avventura sono determinanti anche i compagni di viaggio: il nucleo originario di collaboratori (ancora presenti al suo fianco) e le migliaia di persone che lavorano in azienda. Il congegno (narrativo e di business) funziona perché tutti sono coinvolti, tutti partecipano, tutti possono dare il loro apporto.
Ecco, forse è questo l’insegnamento più grande che ho tratto da questa esperienza.
E tu, quali pensi siano gli elementi che rendono un racconto interessante? Su cosa punti per coinvolgere? Parliamone nei commenti.
argomento molto dibattuto e ricco di riflessioni
http://blog.glossom.com/2015/02/kurt-vonnegut-diagrams-shapes-stories/
Sì Piero, anche sulla mia timeline di twitter…
Grazie per la segnalazione, vado a leggere e poi ti dico.
mi è utile