Coworking vs. lavoro a distanza

 

Nel coworking

(Foto di Daniele Portanome)

Negli Stati Uniti si prevede che il prossimo anno la richiesta di uffici in coworking aumenterà del 40%. Un trend di crescita notevole, che trova riscontri importanti anche in Italia.

Ma cosa spinge sempre più freelance e piccoli gruppi a scegliere questa soluzione? Una serie di buone ragioni: gli spazi di coworking favoriscono l’innovazione e offrono la possibilità di lavorare in network con risorse integrate. In più, un “ecosistema dinamico” dove gli abitanti convivono con naturalezza è l’ambiente ideale per far nascere nuove startup.

Da oltreoceano, però, arrivano anche altri segnali. In direzione contraria. C’è chi pensa che l’ufficio – qualunque tipo di ufficio – sia oramai obsoleto e che si possa tranquillamente fare a meno di una sede centrale, lavorando direttamente con una piccola squadra di professionisti sparsi per tutta la nazione. Il taglio dei costi fissi consentirebbe di risparmiare risorse, da destinare all’ingaggio dei migliori talenti in circolazione. Su questo modello di lavoro distribuito si basa FastCustomer Inc, una società di software appena sorta e capitanata da Stephanie Hay, che chiede provocatoriamente:

Che cosa è più importante, avere il migliore sviluppatore impegnato a fare il miglior lavoro nel modo in cui desidera lavorare, o avere qualcuno nella stessa stanza?

Giro la domanda  a Luigi Paraboschi, una lunga esperienza di lavoro negli States come manager di HP. La risposta è altrettanto netta, e di segno contrario:

Negli USA ero l’unico ad avere il 90% delle persone che lavoravano con me nello stesso ufficio. Tutti i miei colleghi avevano invece il loro gruppo disperso nel mondo. Per 5 anni ho ottenuto costantemente i risultati migliori: nella mia esperienza, essere tutti nello stesso edificio, avere la possibilità di confrontarsi anche in momenti informali (nei corridoi o durante la pausa caffè) aumenta enormemente la produttività e i risultati. Magari questa regola può non valere per lavori molto tecnici, dove non serve il dialogo perché i compiti sono descritti minuziosamente; ma per lavori dove è invece fondamentale lo scambio di idee, non credo che ci sia paragone.

Il dibattito è aperto.

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3 commenti su “Coworking vs. lavoro a distanza”

  1. Gestisco un centro uffici – noleggio uffici a tempo – dal 2001, un network di quasi 70 sedi dal 2005.
    La tendenza del 2011 è chiedere uffici arredati davvero piccoli sperando di pagare i prezzi delle scrivanie condivise € 200/€300 per mese.
    Certamente aumenterà la richiesta di uffici in condivisione, ma come ben evidenziato nell’articolo non è una soluzione per tutti i professionisti e tutte le imprese.
    Complimenti per l’articolo che da molto bene due distinte visioni.
    Gianluca Mastroianni

    1. Grazie per questo feedback. Il fattore economico, soprattutto in un momento come questo, è sicuramente molto importante. Ma vale la pena di chiedersi se – e in che misura – queste modalità di lavorare in network possano essere “importate” anche nelle aziende organizzate con uffici tradizionali.

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