Chi segue questo blog sa che spesso compaiono interviste a professionisti di settori legati all’innovazione e alla creatività.
L’intervista è un “genere” molto particolare, ritenuto a torto facile. Per dirla con le parole di Annamaria Testa:
Una buona intervista è molto più difficile da mettere insieme di un buon articolo, anche se può sembrare che il giornalista “lavori di meno”. Ovviamente non è così: per fare un’intervista ci vogliono preparazione, sensibilità, determinazione, esperienza, acutezza, capacità di mettersi in relazione e di cogliere opportunità.
Il “vizio” dell’intervista lo coltivo da molti anni. Nel corso del tempo mi è capitato di fare tantissime interviste, sempre legate a progetti di comunicazione e a target molto specifici: manager, primari ospedalieri, dipendenti, operai, operatori di call center, creativi… Qui di seguito provo a indicare quali sono le regole principali che ho appreso sul campo.
PRIMA DELL’INTERVISTA
Ecco alcune dritte per la fase di preparazione:
- Può darsi che l’intervistato voglia sapere prima le domande, per prepararsi ed evitare il “panico da microfono”. In questo caso conviene anticipare via mail i “macro argomenti”, riservandosi approfondimenti ed eventuali novità durante l’intervista.
- Sicuramente l’intervistatore ha bisogno di prepararsi. Più informazioni si recuperano sull’intervistato (chi è, cosa fa, che storia ha, quali sono le sue specifiche competenze) e meglio è.
- Sempre utile la classica “scaletta”, con una sequenza logica di almeno 4-5 domande che funzioni da ossatura e riferimento. Come in un pezzo musicale, la base servirà per improvvisarci sopra, a seconda di come si svilupperà l’intervista con le sue dinamiche di relazione.
- Se possibile, fare un pre incontro di briefing, dove si stabiliscono con l’intervistato gli argomenti che verranno trattati. Questo è particolarmente utile quando ci si interfaccia con un professionista che è un’autorità riconosciuta nel suo settore di riferimento: delimitare gli argomenti, chiarire scopo e stile dell’intervista può essere un’arma vincente per la buona riuscita del prodotto finale.
DURANTE L’INTERVISTA
- Potrà sembrarvi antiquato, ma il metodo che considero migliore è quello di utilizzare carta e penna. Questo per almeno due ragioni: scrivere al momento aiuta a ricordare meglio e, soprattutto, a organizzare logicamente il flusso delle risposte. E’ anche il modo più pratico e affidabile di procedere se l’intervista avviene per telefono.
- Meglio utilizzare la tecnologia come supporto: una registrazione è sicuramente preziosa per avere un backup. Il video, invece, può funzionare egregiamente da integrazione e da rinforzo della parola scritta.
- A proposito di video: se il contenuto deve essere di fruizione immediata e andrà a confluire in un blog o nei social, la videointervista si rivela spesso vincente.
- E’ fondamentale entrare in sintonia con chi si ha di fronte: a seconda dell’umore che si percepisce e delle circostanze che si vengono a creare può essere indispensabile rivoluzionare la scaletta delle domande o aggiungerne di nuove, cogliendo al volo un’opportunità inaspettata.
DOPO L’INTERVISTA
- Riordinare gli appunti, organizzare il flusso di domande/risposte in una sequenza logica. Scrivere solo alla fine titolo e introduzione.
- Nei limiti del possibile, è sempre meglio mantenere il modo di esprimersi e lo stile originale dell’intervistato: il risultato sarà più fresco e credibile.
- Dare sempre all’intervistato la possibilità di leggere – e, nel caso, modificare – la bozza dell’intervista: è una regola di correttezza sempre molto apprezzata.
Per il momento mi fermo. E voi, che esperienze di interviste avete? Da che parte della barricata vi è capitato di stare? Raccontatelo qui nei commenti.
(Illustrazione: Stefano Cattaneo – Pumpkinsgraphics.com)