L’innovazione tecnologica stravolgerà le nostre vite?

L'innovazione tecnologica e l'AI hanno un grande impatto sulle nostre vite.

Lo proviamo tutti sulla nostra pelle, ogni giorno: l’innovazione tecnologica ha cambiato radicalmente le nostre vite e le sta continuando a cambiare a un ritmo sempre più veloce, che rischia di diventare insostenibile.

Un esempio eclatante è la proliferazione di software basati sull’Intelligenza Artificiale, che ha scatenato un po’ ovunque il timore della sparizione di milioni di posti di lavoro.

Il problema c’è, inutile negarlo.

Un rapporto del Fondo Monetario Internazionale ha stimato che in tutto il mondo quasi il 40% dei posti di lavoro potrebbe essere superato dall’avanzata dell’IA.

Per citare un caso del 2024: SAP, grande società specializzata nella produzione di software gestionale, ha annunciato un riassetto dell’organico che impatterà su 8.000 posti di lavoro e che la porterà a concentrarsi sull’Intelligenza Artificiale. SAP prevede che entro la fine dell’anno il suo organico sarà numericamente simile ai livelli attuali perché assumerà altre persone dedicate alle sue nuove attività.

Vedremo se e in che misura questo accadrà.

La visione di Bill Gates

Nonostante questo scenario non proprio rassicurante, c’è chi guarda allo sviluppo tecnologico decisamente con ottimismo. E non si tratta di un signore qualsiasi, ma di Bill Gates, il fondatore di Microsoft.

Secondo Gates, è fuori di dubbio che l’Intelligenza Artificiale cambierà completamente le nostre vite nei prossimi cinque anni. Ma non sarà un disastro:

Viviamo ciò che accadde con l’incremento della produttività agricola nel Novecento, la gente si chiedeva ‘E ora cosa faranno tutti?’ Di fatto, furono create molte nuove realtà, molte nuove categorie lavorative e ora siamo in una condizione molto migliore rispetto a quando tutti erano impegnati nell’agricoltura: sarà lo stesso con l’AI.

Per Gates il problema, semmai, è un altro: definire i principi di sviluppo e le linee guida per l’IA al fine di minimizzare gli impatti negativi.

Impresa tutt’altro che semplice.

E qui torniamo a una vecchia considerazione, sempre valida. La tecnologia in sé non è né buona né cattiva: tutto dipende dal modo in cui gli esseri umani la utilizzano.

Valutare la tecnologia in modo equilibrato

Scendendo un po’ più nel concreto, si fa strada allora una precisa domanda: qual è l’atteggiamento giusto che ognuno di noi dovrebbe tenere di fronte a questi continui sconvolgimenti portati dall’Intelligenza Artificiale?

Forse il discorso andrebbe allargato, coinvolgendo il nostro rapporto con la tecnologia: abbiamo tutti bisogno di nuove coordinate concettuali da utilizzare per vivere con più consapevolezza e lucidità i repentini cambi di scenario a cui siamo sottoposti.

Un’indicazione molto interessante l’ho trovata leggendo il libro di Massimiano Bucchi Confidenze digitali. Vizi e virtù dell’innovazione tecnologica.

Secondo l’autore – editorialista del Corriere della Sera e docente di Scienza, tecnologia, società all’Università di Trento – il giudizio che va dato sull’innovazione deve essere prudente, equilibrato e attentamente ponderato.

Nell’era dell’imprenditoria digitale, delle visioni entusiaste e dirompenti che arrivano dalla Silicon Valley, parlare di prudenza sembra una contraddizione in termini.

Eppure, non si può valutare la validità e l’efficacia di un’innovazione senza conoscere se stessi, la società e le persone che la compongono: e questo vale per l’azienda che la propone come per il pubblico a cui è destinata.

Ma è possibile un uso ponderato della tecnologia?

Il guaio è il modo in cui siamo ormai abituati a percepire l’innovazione: una sorta di gioco al rialzo che non deve interrompersi mai, una corsa potenzialmente infinita, che non prevede l’opzione di accontentarsi.

Una volta che abbiamo a disposizione una tecnologia, diventa praticamente impossibile non usarla o usarla con parsimonia.

Come fa notare Bucchi, “tutto deve essere istantaneo e accessibile, a portata di link o di clic, e tutto ciò che non lo è richiede troppa fatica e sforzo informativo da parte nostra”.

Nella sua visione, un giudizio ponderato ed equilibrato sull’innovazione ci porta a capire due cose:

  • Succede qualcosa di rilevante per le nostre vite ogni volta che una buona idea si materializza e risponde a bisogni e aspettative reali – che a volte non sapevamo nemmeno di avere – portandoci a cambiare o rafforzare le nostre abitudini.
  • Un uso responsabile della tecnologia comporta per gli individui e le organizzazioni il saper sviluppare “un’approfondita consapevolezza dei propri obiettivi, delle proprie potenzialità e dei propri limiti”.

Ti ho parlato di due visioni molto diverse. Ora ti dico la mia.

In interventi pubblici e interviste, Bill Gates ha evidenziato come Chat GPT-4 sia ormai a livello di un vero consulente d’ufficio pronto a fare da tutor, a dispensare consigli sulla salute, ad aiutare nella scrittura del codice o nel fornire assistenza tecnica. E giudica “fantastiche” le prospettive che si aprono nell’incorporare questa tecnologia in settori quali l’istruzione o la medicina.

Naturalmente non gli sfugge che, tra la vasta gamma di applicazioni dell’AI ci possano essere l’implementazione di attacchi cyber o la creazione di armi biochimiche. Ma rileva che, fino a oggi, “nessuna tecnologia sviluppata dall’essere umano ha mai perso il controllo, neanche quelle potenzialmente pericolose come le armi nucleari”.

Apprezzo l’ampiezza della visione di Gates, ma non mi convince la sua tesi di fondo: il fatto che qualcosa non sia mai successo finora non ci dà la garanzia che non possa succedere domani.

Interpretare un’innovazione sulla base di innovazioni analoghe avvenute nel passato può essere molto rischioso ed è anche fuorviante.

Apprezzo l’invito di Bucchi a un uso ponderato e consapevole della tecnologia; credo però che non ci si possa limitare a delle norme prudenziali, per quanto dettate dal buon senso: occorre conoscerla da vicino, sperimentarla e trovare modi positivi per farla entrare nella nostra vita.

Non serve a niente demonizzare l’AI: ha più senso imparare a conoscerla e farsela amica.

Come ha scritto il giornalista ed esperto in cultura digitale Luca Pianigiani:

Quello che serve, con urgenza, è capire come trasformare in vantaggio e valore quello che matura come innovazione, e lo si può fare in un solo modo: informandosi, studiando, accettando di affrontare il futuro con un approccio costruttivo e non distruttivo, ci sono strade sia per trasformare il ‘nemico’ in alleato, oppure nell’essere una ‘alternativa’ al dove tutti si stanno dirigendo.

(Photo credits: Gratisography)

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