La meditazione può aiutare il business?

Da qualche anno il maestro zen Thich Nhat Hahn è regolarmente invitato nel quartier generale di Google in California per condurre giornate di training dedicate alla meditazione. Ma cosa ha da offrire un monaco buddista di 87 anni a una delle aziende più hi-tech del pianeta? Il management di Google crede sia la persona giusta per offrire strumenti pratici che aiutino a vedere le cose con più chiarezza e a migliorare le relazioni sociali nel lavoro quotidiano.

Idee buone solo per giganti digitali e fricchettoni new age? Non esattamente. La pensano così anche alla General Mills, un colosso dell’industria alimentare di Minneapolis, che ha dotato di una stanza per la meditazione tutti gli edifici del suo campus. Una mossa che ha migliorato sensibilmente la qualità della vita lavorativa e ha prodotto risultati molto concreti. Secondo un’ indagine dell’azienda, dopo aver partecipato al programma di meditazione:

.l’80 per cento dei dirigenti di alto livello ha migliorato le proprie capacità di prendere decisioni;

.l’83 per cento ha acquisito una migliore attitudine ad ascoltare gli altri.

I benefici influssi della meditazione arrivano a farsi sentire anche nella scelta dei contenuti editoriali presenti in Rete e nei social network. Spiega Arianna Huffington, fondatrice dell’Huffington Post:

In fondo LinkedIn o Facebook sono strumenti che aiutano le persone a evolversi: trovare un lavoro migliore, diventare se stessi, conoscere persone interessanti. Dopo che ci siamo scambiati la musica, le foto e le nostre passioni, il prossimo passo sarà la condivisione della saggezza, dello star bene con noi stessi e con gli altri, fino a giungere all’autoconsapevolezza.

Ma, per tornare alla domanda iniziale, la meditazione può aiutare il business? La risposta è sì, ma solo a precise condizioni:

1. Il bilanciamento tra vita professionale e personale (worklife balance) va vissuto come un obiettivo importante da perseguire.

2. Ci deve essere la volontà di portare il cambiamento in azienda attraverso la costruzione di una visione condivisa.

3. Bisogna valorizzare l’apporto di consapevolezza che può dare ogni singola persona nel trasformare la cultura aziendale.

In definitiva, non c’è niente di esoterico: una mente allenata a concentrarsi e a gestire lo stress produce una visione più chiara e lucida delle cose,  favorendo la capacità di prendere decisioni e di lavorare in team.

E voi cosa ne pensate? Si tratta di una visione utopistica, di una moda effimera o di un cambiamento necessario?

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