Ti ho già parlato di coworking in questo blog. Stavolta però voglio raccontarti la mia esperienza diretta. Quanto ho trovato di positivo. I limiti che ho riscontrato sul campo. E le prospettive che si possono sviluppare.
COSA HO TROVATO NEL COWORKING
Più di tre anni fa (era il maggio del 2011) ho varcato la soglia del Barra/A di Milano, il coworking che tuttora mi ospita. Arrivavo da una vita da freelance e avevo sempre lavorato nello studio di casa. L’impatto per me è stato forte.
Mi ha colpito subito la sensazione molto piacevole di lavorare immerso in un flusso di energia che arrivava da tante persone impegnate, come me, in un lavoro di ideazione.
Ma al di là delle percezioni personali, pur fondamentali, la cosa più importante sono stati gli incontri che hanno arricchito la mia prospettiva professionale:
- Dentro al Barra/A ho trovato un gruppo specializzato in web marketing e questo ha prodotto risultati molto positivi per tutti: unendo le forze e le competenze siamo stati in grado di proporre a un grande cliente internazionale un progetto di ampio respiro, che integra lead generation, vendita offline e content marketing. L’operazione è partita due anni fa, è tuttora in corso e sta dando grandi soddisfazioni a noi e al cliente.
- Mi è capitato di fare da consulente a un fotografo e a un gruppo di architetti, tutti giovani e con idee innovative. La sensazione di aiutarli almeno un po’ a realizzare i loro progetti è stata per me una grande soddisfazione.
Già, ti chiederai, ma come la mettiamo con la concorrenza? Può essere un problema.
La mia risposta è che no, non lo è, se ci si relaziona tra persone intelligenti e con un minimo di attitudine collaborativa.
Ognuno si tiene i suoi clienti e sviluppa il proprio business, come è giusto che sia, ma ci si scambia utilmente impressioni ed esperienze e, alla prima occasione, si lavora assieme.
- Last but not least, è stato il coworking a ispirare la nascita di questo blog. In molti post compaiono tanti miei compagni di ventura intervistati o che arricchiscono quanto racconto con foto, illustrazioni, filmati.
- Altri, nel backoffice, mi segnalano articoli e spunti interessanti da utilizzare e sviluppare. E capita che i miei pezzi compaiano come guest post nel blog di un gruppo specializzato proprio in servizi legati al coworking.
I LIMITI DEL COWORKING
Tutto bello, tutto fantastico quindi? Beh, come in ogni esperienza umana ci sono anche i limiti.
- Ho visto persone in gamba andarsene deluse da quanto (non) avevano trovato, in termini di vivacità intellettuale, scambio di esperienze, organizzazione generale, valorizzazione delle potenzialità presenti.
Queste, ovviamente, sono esperienze e valutazioni soggettive. Ma ci sono anche limiti oggettivi con cui ti trovi a fare i conti.
- Spesso manca il coordinamento interno delle informazioni: si vive a pochi metri di distanza ma in certi casi è come essere chiusi in compartimenti stagni.
- La connettività, con tante persone attaccate al wi-fi, a volte è lenta, molto più lenta dell’ADSL di casa. Per ovviare a questo limite, un coworking dovrebbe dotarsi di una piattaforma tecnologica adeguata alle esigenze della sua utenza. Lo stesso discorso vale per l’offerta di servizi, da ampliare e personalizzare con il contributo di tutti.
- Oltre a questi aspetti, il vero tallone d’achille di uno spazio di coworking è la privacy: a volte capita di dover discutere al telefono cose riservate (accordi commerciali con un cliente, eventi privati di una certa delicatezza) e l’unica soluzione è mollare la postazione, prendere il cellulare e andare all’esterno.
LE PROSPETTIVE DEL COWORKING
Ogni coworking è potenzialmente un’officina ideativa, un piccolo distretto dell’innovazione composto da tante competenze complementari fra loro.
Sarebbe interessante partire fin dall’inizio con l’idea di far emergere una “cifra stilistica” comune, un imprinting preciso a tutto quello che si progetta e realizza, in modo che sia immediatamente riconoscibile.
Ecco, credo che manchi ancora ai coworking la volontà e la forza di sviluppare un pensiero collettivo con cui proporsi al mercato. Penso sia questa la strada giusta da seguire.
E tu, hai un’esperienza di coworking da condividere o magari ti affascina l’idea di entrarci a far parte e vuoi saperne di più? Parliamone assieme.
Luca io penso che lo spazio di che condividiamo nella realtà dei fatti sia più vicino ad un centro servizi piuttosto che ad un coworking. Certo in alcune situazioni con alcune persone o realtà interessanti si creano delle opportunità di collaborazioni ma converrai che questo può accadere tranquillamente al di fuori di uno spazio coworking.
Ognuno poi fa le proprie valutazioni sulla base delle aspettative che ha. Lo spirito di uno spazio di coworking dovrebbe essere quello essere quello dell’incontro, dello scambio e scoperta di idee, sia con quelli che sono all’interno ma anche con quelli che dovrebbero venire dall’esterno per partecipare o organizzare eventi/incontri. Il tutto vissuto con autenticità e generosità con un senso genuino di appartenenza ad una comunità.
Piero, il coworking è un modo nuovo di concepire lo spazio di lavoro che in Italia è partito da pochi anni. E’ un’idea che ha grandi potenzialità tutte da sviluppare: quanto ci si riesce dipende dalla volontà delle persone e dalle circostanze che si vengono a creare.
Chiaramente ci sono dei rischi. Un coworking, come dici tu, può diventare una sorta di centro servizi o, al polo opposto, trasformarsi in una sorta di “azienda unica” (come segnalava un amico in un commento su Facebook). Occorre che chi lo vive trovi un punto di equilibrio.
Riguardo allo spazio che ci ospita, penso di avere avuto molto più di quanto potesse offrirmi un semplice centro servizi. Detto questo, ci sono ancora notevoli margini di miglioramento.